Ricostruire una cronotassi degli avvenimenti storici nei primi trecento anni di vita del monastero è un processo complicato e, spesso, ai lettori può risultare “noioso”. Tuttavia…
Cercherò di riportare qui di seguito buona parte delle informazioni salienti legate alla domus di Pesio tra il Duecento e la fine del Quattrocento, in maniera quanto più schematica e semplice possibile, affinché la Storia possa risultare comprensibile e – magari – avvincente.

Gli avvenimenti storici che riporto si evincono delle cartae capituli generalis. Queste sono le carte redatte dai monaci della Casa Madre all’interno del Capitolo; l’assemblea che deliberava le massime istanze di governo dell’ordine certosino. Inoltre solo un settimo delle cartae prodotte a Grenoble tra il 1142 e il 1792 è sopravvissuta alle dispersioni subite dall’archivio della Grande Chartreuse. Prima di riportare gli avvenimenti secondo un ordine puramente cronologico (e non per argomenti, come spesso accade), è bene informare il lettore della presenza di alcune altre certose, oltre a quella della Valle Pesio, in un raggio abbastanza ampio che arriva sino alle porte di Milano. Non a caso, su quello che oggi è il trafficatissimo Viale Certosa, non lontano dallo Stadio di San Siro, sorgeva il monastero di Garegnano. Ricordo poi S. Maria delle Grazie di Pavia, la Certosa di Genova e quella, poco nota, di Monte San Pietro di Varatella, oltre le grotte di Toirano, sopra Borghetto Santo Spirito, nel savonese. Senza tralasciare la certosa di Asti, quella di Monte Benedetto in Valle Susa, la certosa di Montebracco tra Barge e Revello in Valle Po e, soprattutto, la certosa di Casotto – nell’attuale comune di Pamparato (CN) – che, nei secoli, più volte fornì di suoi monaci altri monasteri certosini, come quello nel frusinate della Certosa di Trisulti.

Il quadro che si delinea a partire dal secolo immediatamente successivo la fondazione della Certosa di Santa Maria di Pesio (1173), è quello di una progressiva espansione territoriale e, man mano, le vicende dell’ente raggiungono collegamenti sempre più intensi con le altre case dell’ordine:
Inizio del ‘200: sorge la Grangia di Tetti Pesio nella pianura cuneese. Verrà ampliata da una campagna di acquisti entro il primo quindicennio del secolo successivo.
Nel ‘200: sono citati un libro acquistato da un monaco di Pesio col denaro di una nobildonna genovese e la facoltà concessa al priore di Genova di trattenere un breviario ricevuto dalla domus di Pesio.
Nel ’300: inizia la plurisecolare conflittualità tra la comunità di Chiusa Pesio e la Certosa.
1308: il cuneese Francesco Veniano assicura ai certosini il possesso di un tectum presso Brusaporcello (l’attuale Fontanelle, presso Boves). La grangia di Tetti Pesio riceve la protezione dalle autorità di Cuneo, attestando scelte patrimoniali e gestionali innovative rispetto agli esordi “alpestri”. Su richiesta del Priore di S. Maria, il Priore Generale e i deffinitores invalidano una vendita di mulini e forni fatta agli stessi signori di Forfice (villaggio che sorgeva prima di Peveragno, nei pressi dell’attuale Madonna dei Boschi).
1309: i certosini acquistano un castagneto in fine Forficis, ceduto da Mainfredo de Forfice.
1310: è confermata una sentenza emessa a favore della domus di Pesio nella vertenza con i Signori di Forfice.
Tra il 1318 e il 1320: attacchi dei rustici alle proprietà certosine, che culminano nell’incendio della grangia di Castellar e nelle devastazioni della Serpentera. A nulla valgono le sentenze pronunciate a favore dei monaci tra il 1320 e il 1337.
1330 c.: tra i lasciti desinati ai religiosi, di particolare consistenza sono le donazioni di Audisia Mazzavacca e dei figli Rainaldo e Pietro, che permettono il consolidamento della presenza fondiaria della Certosa a Beinette, dove una nuova grangia diviene polo organizzativo dei possessi acquisiti.
Anni ’40 del ‘300: secondo la Chronica del Priore Stefano Crivolo, la distruzione delle grange di San Michele, Rumiano, Tetti Pesio, Beinette e di parte del complesso monastico, comporta la dispersione dei religiosi. Nella seconda metà del Trecento il Capitolo Generale sopprime la certosa «tamquam inutile membrum» e ne affida il patrimonio librario e di suppellettili sacre al vescovo monregalese.
1343/1347: il Priore della Certosa di Pesio è Pietro de Villa Magna.
1348: al Priore di Pesio viene delegata la visita della provincia Gebbenensis; la circoscrizione dipendente dalla Grande Chartreuse.
1349: alcuni monaci di Pesio partecipano all’impianto dell’Ordine a Garegnano, dove l’arcivescovo Giovanni Visconti sostiene l’insediamento di una comunità di sei religiosi provenienti dalla regione subalpina e guidati da Pietro de Cuneo (forse identificabile con Pietro de Villa Magna).
1357: il certosino di Pesio Bernardo da Ceva è incaricato di ispezionare la Provincia lombarda insieme al priore della Certosa di San Martino di Napoli.
Entro gli anni ’80 del ‘300: le varie incombenze di governo, attraverso lo strumento della visita, suggeriscono che la domus Vallis Pisii costituisce un referente di rilievo per i vertici certosini.
1382: il marchese del Monferrato Teodoro concede un salvacondotto per il transito di beni del monastero. Lo stesso sarà rinnovato nel 1407.
1390: le Ordinazioni per la Provincia Italiae, trascritte dallo Chauvet, vedono menzionate le certose di Pesio e di Casotto con continuità fino al 1408 la prima e al 1407 l’altra.
1397: grazie ad Amedeo di Savoia è propiziata la reintegratio della domus di Pesio nell’ordine; quella che il Caranti descrive come «la defectio domus Vallis Pisii».
1399: il marchese di Saluzzo concede un salvacondotto alla comunità di Pesio. Ciò significa che i monaci intrattengono proficue relazioni coi poteri signorili.
1400: la Certosa è istituita erede universale da Biagio Dolis di Mondovì.
Inizi del ‘400: il Priore di Genova gode della plenaria potestas sulle certose di Pesio, di Casotto e di Monte S. Pietro di Varatella.
1402-1403: uno stato di profonda crisi, evidente nella magna paupertas della domus, induce i vertici della Congregazione a condonare alla Certosa la taxa capituli. Tuttavia il definitorio richiede ai monaci il contributo di un fiorino per sostenere il Procuratore dell’ordine presso la curia romana.
1406: i certosini beneficiano del lascito di Giovanni Carletti di Mondovì, che lega alla Certosa una casa in città.
1411: il vicario di Casotto sostituisce il Priore di Pesio nel governo di Mombracco. Inoltre, da questo anno e per tutta la prima metà del secolo, i priorati di Bernardo dei Marchesi di Ceva e di Emanuele dei Conti di Ventimiglia e di Tenda rinnovano l’attrazione esercitata dalla domus sulle aristocrazie subalpine.
1411/1415 e 1416/1425: già monaco a Casotto, Bernardo da Ceva è priore di Pesio e, dopo un anno alla guida di Casotto propter reformationem, lo è nuovamente. Durante il suo priorato entrano in Certosa suo fratello Luchino e i nipoti Guglielmo e Giorgino. Inoltre Bernardo dispone lavori di ampliamento alla Certosa.
1412: un professo della domus di Varatella è trasferimento a Pesio, inviato dai vertici dell’Ordine in subsidium del Priore e della domus.
1415: si concede misericordiam al Priore di Pesio «propter domus Casularum reformationem», reiterando un provvedimento già adottato nel 1407.
1416/1468: in questi anni Antonio de Aviliana – il futuro beato Antonio Le Cocq – è a S. Maria di Pesio. Il suo itinerario spirituale, benchè nel 1428 curiosamente ammonito dal definitorio «ut moderetur suam prolixitatem quantum poterit», sembra catalizzare scelte devozionali, tanto che si hanno, così, nuove professioni e numerose donazioni di libri e arredi sacri. Inoltre si consolidano le relazioni coi Savoia e, probabilmente, col futuro re Ludovico XI. A Jolanda di Francia, figlia di Carlo VII, Antonio de Aviliana dedica un trattato sul libro di Giobbe.
1418: i Superiori di Mombracco e di Pesio sono incaricati di procedere all’istituzione del Priore di Casotto, eletto dai professi della domus.
1421: i Priori di Pesio e di Casotto sono delegati all’ispezione di Monte Benedetto.
1425/1438: i definitori accettano le dimissioni di Bernardo da Ceva e lo sostituiscono con Emanuele dei Conti di Tenda, già vicario della domus. Rimane in carica fino al 1438, nonostante i trasferimenti in qualità di Priore prima a Casotto e poi a Pavia.
1435: Emanuele di Ventimiglia intraprende la ricostruzione di grange distrutte e, soprattutto, promuove l’acquisto della torre dei Valdieri a Vallasco, con un esborso di quasi tremila fiorini recuperati dai religiosi attraverso un’accorta campagna di vendite.
1442: Emanuele dei Conti di Tenda è nuovamente eletto Superiore. Regge il monastero di Pesio fino alla morte, nel 1444.
1442/1459 c.: in merito alla sorveglianza sulle certose della Lombardia propinquior sembra affermarsi la preminenza dei Priori di S. Maria di Pesio e di S. Maria delle Grazie di Pavia, cui il definitorio delega ininterrottamente l’onere delle ispezioni.
1446/1456 c.: Giorgino, nipote di Bernardo da Ceva, è priore a Pesio.
1449: è istituita la pia societas tra le certose di Casotto, Pesio e Genova, al fine di assicurare con la preghiera la salvezza eterna dei religiosi. Come «si omnes eiusdem domus filii essent et comprofessi».
1458/1461: il Superiore di Casotto figura come socius di quello di Pesio nella già menzionata sorveglianza sulle certose lombarde.
1465/1467 e 1472/1474: Guglielmo è Priore della Certosa. Dopo essere stato nominato dal definitorio Procuratore della stessa domus (1467), quindi vicario a Pisa (1470) e monaco a Mombracco (1471).
Manola Plafoni

Questo articolo è presente sulla rivista storica “Chiusa Antica” N. 42 – Dicembre 2022
