Tra i più importanti studiosi del Settecento il Bellardi incarica Fra Ugo Maria Cumino, monaco nella Certosa, di ricercare piante nella ricca valle Pesio.

     

Quasi dodici anni fa, grazie agli studi del micologo Vittorio Somà di Cuneo, si è iniziato a parlare diffusamente di Fra Ugo Maria Cumino; monaco converso nella Certosa di Pesio nell’ultimo quindicennio di attività della clausura. Questa, fondata nel 1173, ha ospitato per oltre seicento anni monaci dell’ordine certosino, fino al Decreto di Soppressione degli Ordini Monastici (Decreto Napoleonico, 28 thermidoro anno X) del 16 agosto 1802, che ne ha determinato la chiusura definitiva. Il 31 agosto 1802 i seguaci di San Brunone lasciavano definitivamente la Certosa di Santa Maria di Pesio (Decreto 13 fruttidoro anno X).

Il ritrovamento del Carteggio Bellardi da parte del prof. Cristoforo Masino negli archivi dell’Accademia delle scienze di Torino, ha dato la possibilità di studiare il personaggio Cumino. Questi – nato a Revello l’8 giugno 1762 – dopo esser divenuto Speziale in Torino, entrò nella clausura di Pesio nell’anno 1788 e iniziò ad intrattenere una corrispondenza – appunto – con il Bellardi.

Boschi dell’alta Valle Pesio

L’uomo di scienze cui sono rivolte le lettere del carteggio è il piemontese Carlo Antonio Ludovico Bellardi. Egli nacque a Cigliano (Vercelli) il 30 luglio 1741 – dal medico Giuseppe Amedeo e Anna Franchino – e moriì all’età di ottantacinque anni a Torino, il 4 maggio 1826. Sebbene fosse professore nell’università di Torino di materia medica, si dedicò, per la maggior parte della sua vita, allo studio della botanica. Fu un esploratore appassionato della flora del Piemonte e della Savoia e il migliore allievo di Vitaliano Donati. Quest’ultimo, (Padova, 1717 – Oceano Indiano1762) oltre che botanico, fu un importante medico e archeologo incaricato da Benedetto XIV d’istituire una cattedra ed un museo di storia naturale alla Sapienza a Roma. Ma giunse alla fama internazionale grazie al suo Della storia naturale marina dell’Adriatico. Il maestro del Bellardi era anche un membro corrispondente dell’Accademia reale delle scienze di Stoccolma e della Royal Society di Londra; nominato da Carlo Emanuele III, nel 1750, professore di botanica e storia naturale all’università di Torino. 

Il “Pis del Pesio”, la sorgente del Pesio.

Tornando al Bellardi e al suo coinvolgimento con le ricerche botaniche nella nostra valle, va ancora ricordato che negli anni tra il 1759 e il 1790 raccolse ingenti materiali botanici ed elencò circa sessanta nuove specie scoperte durante le sue esplorazioni. Il suo erbario è conservato a Torino ma egli è noto, soprattutto, quale autore dei volumi Appendix ad Floram Pedemontanam (1790-91) Additamentum novi generis, ad Floram Pedemontanam-Gallicam (1809). Il Settecento è il secolo dei grandi studi scientifici e Ludovico Bellardi, stimato dai maggiori botanici italiani e stranieri, converge nell’elenco dei nomi dei più noti studiosi di questa materia. Tra questi l’Allioni (Torino, 1728 – 1804), il primo botanico che catalogò la flora ligure-piemontese, che gli dedicò addirittura un genere: il Bellardia.

Più in generale, nell’ambito delle ricerche ed erborizzazioni compiute in alta Valle Pesio, si sottolineano i nomi di Émile Burnat (Vevey1828 – Nantes1920), botanico svizzero autore del Flore des Alpes maritimes; e il britannico Clarence Bicknell (Herne Hill1842 – Casterino1918) che passò gli ultimi anni della sua vita nella zona appena oltre il M. Marguareis, nel versante francese dell’odierno comune di Tenda, dopo aver anche soggiornato nella frazione San Bartolomeo, in Valle Pesio. 

Il Cumino aveva avuto modo di conoscere il medico Bellardi durante gli anni di studio e si era via, via legato a questo importante ricercatore, socio e tesoriere della Reale Accademia delle scienze di Torino (oltre quelle Linneana di Londra e di storia naturale di Parigi). L’amico e maestro, con l’avanzare dell’età e i crescenti impegni di natura sia professionale che familiare (aveva ben 13 figli), aveva iniziato a diradare le proprie escursioni botaniche. Tuttavia, il suo lavoro di studioso non si era arrestato, riuscendo ad incrementare le proprie raccolte grazie ad una rete di allievi, amici e corrispondenti in tutto il Piemonte. Tra questi vi era proprio Fra Ugo Maria Cumino, monaco nella strategica Certosa della Valle Pesio. Nella nostra rigogliosa valle, su un territorio relativamente ristretto, vi è una concentrazione eccezionale di specie botaniche. Sono soprattutto la prossimità delle montagne al Mediterraneo, con la varietà dei suoli e l’orientamento dei versanti, ad esser fattori determinanti della ricchezza floristica. E questo il Bellardi ben lo sapeva (come altri studiosi prima e dopo di lui), tanto da non potersi lasciar scappare l’occasione di erborizzare specie botaniche della Valle Pesio, tramite la determinante collaborazione con il Cumino. Questi raccoglieva fiori e piante per poi inviarglieli a Torino tramite un “corriere” dell’epoca. 

La loro corrispondenza era iniziata nell’estate del 1788 e il maestro, nel suo volume Appendix, scrisse: «Dal frate Cumino che aveva nome Paolo, prima di entrare professo nell’Ordine dei Certosini e attualmente ha nome Ugo Maria». Aggiungendo, intorno al 1800: «Il frate Ugo Maria Cumino, della Certosa di Pesio, uno dei miei discepoli più distinti, abilissimo farmacista e socio corrispondente della nostra Accademia, si è occupato, da me stimolato, di fare raccolta di ogni genere di piante di quella fertile vallata, e specialmente di crittogame, nei dintorni e nei boschi della Certosa». Tra le fonti oggi note vi è un altro scritto, un lungo elogio a proposito della Centaurea nudicaulis: «Devo questa nuova specie al diligentissimo botanico frate Maria Ugo Cumino, espertissimo speziale che, per mio consiglio ha percorso in cerca di piante, e con attenzione, le Alpi a lui vicine, non senza successo, e mi ha fatto invio di grandi raccolte. È da rimpiangere molto che le vicende della sua vita lo distolgano dalla attività iniziata dello studio botanico, per il quale mostra una inclinazione naturale e quelle doti che ne fanno promettere un eccellente botanico per l’avvenire».

Valle Pesio, versante orografico destro.

In conclusione, la flora della Valle Pesio ha appassionato i botanici di tutti i tempi e, nel caso della corrispondenza Cumino-Bellardi, numerose specie botaniche han “viaggiato” dalle montagne alla capitale piemontese. Ugo Maria Cumino parlava di un vero e proprio servizio di trasporto, dalla valle al capoluogo cuneese – per poi raggiungere Torino – «efficiente ed affidato al nostro cavallante, che carica tutto, e conduce sino a Cuneo». Questi era un tale signor Ferrero, che «riceve dalla Certosa e per la Certosa […] pesa tutto, ed è pagato dal Monastero al fine dell’anno». 

Pur senza conoscere il contenuto delle lettere e dei pacchi dei suoi monaci, il monastero della Certosa contribuiva alla diffusione degli studi sulla flora della Valle Pesio.

Manola Plafoni

[Articolo comparso anche sulla Rivista storica “Chiusa Antica” N° 39, giugno 2021]

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